



La grandezza di AMALASUNTA (in gotico Amalaswintha) nata a Ravenna nel 495/500 d.C. e morta sull'Isola Martana nel 535 d.C. non si può comprendere, se non ripensando al padre, TEODORICO, dal quale aveva ereditato un'acuta intelligenza, resa ancor più attraente da una grande cultura.
Amalasunta possedeva in sommo grado intelligenza e giustizia e si mostrava assai virile di indole. "
Dottissima anche nella lingua greca e latina e di grande cultura letteraria", aveva cercato di rendersi interprete del pensiero politico del padre che, sul letto di morte, le aveva raccomandato di amare il Senato ed il Popolo Romano, e di riconciliarsi con l'Imperatore d'Oriente.Morto Teodorico, data la minore età del figlio ATALARICO, Amalasunta assunse la reggenza.
Nel tempo stesso procurò che il figlio si preparasse ad assumere il governo del regno con una visuale più vicina alle tradizioni romane che a quelle barbare, per questo dovette sostenere delle lotte con i suoi notabili, che mal tolleravano il governo di una donna.
Per sfuggire alle insidie che si tramavano contro di lei, prese opportuni accordi con l'Imperatore d'Oriente Giustiniano, che le offrì aiuti ed ospitalità, anche in vista della possibile unione delle province occidentali all'Impero d'Oriente.Morto anche Atalarico, il 2 ottobre 534 d.C., Amalasunta tentò di salvare il suo governo congiungendosi in matrimonio al cugino TEODATO.
Teodato "ormai avanti negli anni, era straordinariamente scaltro nell'arte di fare denari.
Padrone della Toscana, si dava un gran da fare per strappare con la forza altre terre ai legittimi proprietari. Non si curava d'altro se non assicurarsi una vita tranquilla, con quanta più ricchezza possibile."
All'epoca dei fatti era in trattativa con l'Imperatore d'Oriente Giustiniano per vendergli la Toscana a patto di ricavare molti soldi e la dignità di Senatore, andando successivamente a vivere a Bisanzio.
Dopo aver sposato la cugina Amalasunta, contrariamente al giuramento fatto, assunse i pieni poteri.
Poco dopo fece uccidere alcuni parenti di Amalasunta e, dopo aver convinto la Regina a lasciare il palazzo reale di Ravenna per visitare i suoi possedimenti in Toscana, la relegò in domicilio coatto nell'isola Martana, sul lago di Bolsena.
Il castello nell'isola di Martana era stato scelto da Teodato perché "Qui non c'è bisogno di usare le armi per difendersi: le armi cedono di fronte a un tale luogo: al posto dei soldati, le rupi stesse combattono.
Gli scogli fortificati con torri [...] le onde minacciose, le ripe scoscese da ogni parte [...] assicurano una vita tranquilla e senza pericoli [...]
È una fortezza che dà ogni garanzia di inespugnabilità ".Amalasunta, compreso tardivamente l'inganno del cugino Teodato ed il pericolo che correva, inviò degli ambasciatori all'Imperatore Giustiniano chiedendone l'aiuto.
Contemporaneamente anche Teodato inviò un'ambasceria a Bisanzio assicurando l'Imperatore che da parte sua non sarebbe stato tolto un capello alla regina Amalasunta, nonostante le canagliate irreparabili da Lei fatte in passato.
Mentre gli Ambasciatori di Amalasunta e quelli di Teodato, si recavano a Bisanzio incontrarono Pietro Illirico che stava venendo in Italia in qualità di Legato di Giustiniano, per trattare con Teodato la cessione della Toscana, e con Amalasunta quella dell'Italia.Incontratosi con le due ambascerie, informò immediatamente l'Imperatore di ciò che stava accadendo in Italia.
Giustiniano, in risposta, inviò una lettera per Amalasunta, "dichiarando la sua viva cura di prendere il più possibile le sue parti."
Incaricò poi l'ambasciatore Pietro Illirico di rendere note tali affermazioni allo stesso Teodato e a tutti gli Ostrogoti.
Quando Pietro Illirico giunse in Italia, Amalasunta era, però, già stata uccisa.Il delitto crucciò enormemente tutti gli Italiani e gli Ostrogoti.
Pietro Illirico, nel castello dell'isola di Martana, protestò con Teodato e diede l'occasione a Giustiniano di dichiarare una guerra e riconquistare le province occidentali all'impero, scacciandone gli Ostrogoti..Teodato fu ucciso "sgozzato come un agnello" mentre fuggiva verso Ravenna.
Sulla morte della regina Amalasunta, regina amata e stimata dal popolo italico e dei Goti, la storia si combinò alla pietà popolare per la triste sorte di una Regina che, proditoriamente fatta prigioniera durante il viaggio di nozze, e relegata con tradimento in una reggia-prigione, fu uccisa dal marito-cugino.
E così, a poco a poco, la Storia si intrise di Leggenda.Ancora oggi, tra le popolazioni attorno al lago di Bolsena, si narra che AMALASUNTA, Regina dei Goti, dopo la morte fu messa a giacere su una carrozza d'oro e, con quel sepolcro aureo, sepolta.Invano nei secoli si è ricercata la mitica “Carrozza d'Oro”; nessuno è riuscito, finora, a rintracciarla.




